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si è chiusa Affordable Art Fair Milano 2015 e siamo molto soddisfatti per come è andata l’esposizione in fiera. Mi segnalano che il Museo di Arti Primarie MAP ha inserito una mia scultura (Ogni ferita, legno e chiodi) nella loro mostra pasquale dal titolo “Elogio alla Sofferenza”. Vi allego di seguito il comunicato stampa, foto e alcuni brani di approfondimento.

ELOGIO ALLA SOFFERENZA

Potremmo dire ” il tormento e l’estasi ” , pensando alla vita di Michelangelo : piaccia o no, è nella elaborazione della sofferenza che si cresce, trasformando problemi in opportunità.
Lo stesso ciclo della vita, ovvero la nascita e la morte, definisce termini che sono antitetici se non vengono elaborati nella dimensione del sacro: vita, morte , sofferenza , speranza sono rappresentanti nella mostra ” Elogio della Sofferenza ” che si svolge a Onzo (sv) dal 2 al 6 aprile presso la Sala Polivalente del Comune : il sacro e’ però declinato su scala planetaria.
Ecco quindi che la croce di spine e lo sguardo di un Ecce Homo del XVIII secolo , i chiodi e la postura delle sculture Nkissi (R.d.K.) , un Buddha in legno del 1780, con un lampo ci fanno vedere l’invisibile. Una copia da Caravaggio della Crocifissione di San Pietro assume la forza ieratica di una opportunità di speranza, come il languore della Deposizione dipinta nella cerchia di El Greco. La dimensione terapeutica della bellezza è testimoniata da oggetti arrivati da tempi e luoghi lontani tra loro : una antica campana Tibetana, un abito rituale Lanna ( Thailandia) , una serie di contenitori in osso pirografato di Timor.

Ovunque e da sempre l’uomo elabora la sofferenza attraverso i linguaggi dell’arte, ne intuisce un senso profondo e ciò a volte gli svela enormi spazi di benessere e speranza. Lo faceva ieri, lo fa oggi. Ecco le teste irte di chiodi che Rainer Kriester inizio’ a realizzare nell’ultimo decennio del secolo scorso dopo un viaggio in Africa, ecco la figura in cammino di Filippo Biagioli, realizzata nel nostro tempo. E infine, una serie di chine e pastelli di una artista Rapallino poco conosciuto ma sorprendente, Giampiero Pastene . Anche le parole sono esposte in questa mostra : sono quelle Maria Stuarda insieme al loro significato speculare ma identico create dal poeta Thomas Eliot: nella mia fine è il mio principio, nel mio principio è la mia fine.

Elogio della sofferenza: Onzo 2/6 aprile ore 16/19 , su appuntamento chiamando il 3299611927 , ingresso gratuito. La mostra, curata da Giuliano Arnaldi , è promossa dal Centro Studi Rainer Kriester con il patrocinio di Comune di Onzo e Fondazione Tribaleglobale.

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

Nkisi
Nkisi

Nkisi

Il minkisi (plurale Nkisi) sono l’incarnazione, l’epitome (1) di una entità spirituale che si sottomette a un controllo umano attraverso l’evocazione rituale. Essi sono utilizzati per risolvere qualsiasi tipo di problema (malattia, infertilità, conflitti …).
I minkisi erano anche i custodi della memoria collettiva del clan e potrebbero essere stati utilizzati anche per vendicare l’innocente infliggendo allo spergiuro malattia improvvisa o morte.
sono di solito le statue antropomorfe da 15 a 30 cm di altezza, in possesso di una cavità del corpo in cui si colloca la carica magica: il bilongo., che si compone di varie sostanze vegetali e animali nella cavità chiusa da un tappo di resina decorata con conchiglie o specchio.
Lo specchio consente all’indovino di rilevare l’approccio di stregoni da ognuna delle quattro direzioni, rispedendo al mittente le azioni malvagie
L’atto di chiusura del recipiente non è banale perché indica che i poteri invocati possono essere controllati.
Questo è il compito del veggente , il Nganga, che nel corso di una cerimonia carica di energia e attiva in tal modo le funzioni della statua toccandola più volte.
Successivamente, dal momento che egli è l’intercessore tra la persona che chiede il consulto e il Nkisi , il Nganga lecca un elemento e lo spinge ( chiodo o metallo) nel corpo della statua.
Questo rituale è talvolta riprodotto nella scultura, essendo alcune Nkisi con la lingua fuori.
Secondo diverse fonti, va notato che a volte era il postulante stesso a leccare chiodo prima di “rafforzare” la statua (Tesori dell’Africa – Tervuren pagina 288). Leccando il chiodo, l’indovino e / o il cliente, “sveglia” lo spirito di Nkisi che ora può essere avvicinato per le invocazioni.
Infine, tutto dipende dallo sguardo.
C’è l’aspetto dello Nkisi che con i suoi occhi di metallo o specchio luminoso, sembra fissare colui che ha prestato giuramento e viceversa: l’attenzione del cliente che non può staccarsi da questo pezzo di specchio sul ventre della statua dove sono state nascoste sostanze magiche.
Il volto è stato trattato con cura perché doveva essere aggressivo.
La bocca e’ ancora aperta a rappresentare il grido di colui che presta quel giuramento.
Nelle diverse regioni e per le funzioni della statua, il Nkisi (per lo più antropomorfo) ha avuto rappresentazioni formali differenti.
Alcuni stringono un’arma nel braccio destro alzato : erano i più dinamici, i più efficaci .
Altri hanno la bocca aperta per ricevere offerte di cibo, e allo stesso tempo essere pronte a “divorare ” il criminale sconosciuto contro il quale sono state attivate. (Treasures of Africa – Tervuren pagina 288)
Altre minkisi senza chiodi, ma con un peso sul ventre sulla sono raffigurati in ginocchio a terra, spesso in due tonalità, con la testa rivolta a sinistra le costole ben marcate (si veda ad esempio la copertina del libro “Kongo gesto” Edizioni Dapper).
Si suggerisce che questo rappresentazione sia in relazione alla malattia che in Kongo si chiama Lubanzi (costole) , ovvero la polmonite e altre malattie respiratorie.
La lingua sporgente rappresenta l’atto di leccare erbe medicamentali durante il rituale.
(1) L’epìtome – dal greco ἐπιτομή, composto dalla preposizione ἐπί epì, “sopra”, e dal sostantivo τομή tomè, “taglio”: un compendio, ciò che resta di un’opera estesa, una volta eliminate le parti ritenute a torto o a ragione di minore importanza. La necessità di un’epitome si sviluppò nel mondo antico in presenza di opere importanti ma particolarmente lunghe)
(Treasures of Africa – Tervuren pagina 286)

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

filippo biagioli

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

reliquiari Kota
reliquiari Kota

reliquiari Kota

Elogio alla Sofferenza
Elogio alla Sofferenza

Elogio alla Sofferenza

Contenitori d'osso
Contenitori d'osso

Contenitori d’osso

DEPOSIZIONE DI CRISTO Olio su tavola , collezione Orvieto - attribuito al Pordenone , Vittorio Sgarbi ipotizza invece la cerchia di El Greco cm 33x27
DEPOSIZIONE DI CRISTO Olio su tavola , collezione Orvieto - attribuito al Pordenone , Vittorio Sgarbi ipotizza invece la cerchia di El Greco cm 33x27

DEPOSIZIONE DI CRISTO Olio su tavola , collezione Orvieto – attribuito al Pordenone , Vittorio Sgarbi ipotizza invece la cerchia di El Greco cm 33×27

ECCE HOMO Olio su tela , fine XVIII secolo.
ECCE HOMO Olio su tela , fine XVIII secolo.

ECCE HOMO Olio su tela , fine XVIII secolo.

filippo biagioli
filippo biagioli

filippo biagioli

kotoko warrior
kotoko warrior

Kotoko Warrior

kotoko warrior
kotoko warrior

kotoko warrior

LA CROCIFISSIONE DI PIETRO olio su tela, datazione in corso ( fine XVIII / inizio XIX secolo) cm 48 X 64 Copia da Caravaggio. . L’opera originale è conservata nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma.
LA CROCIFISSIONE DI PIETRO olio su tela, datazione in corso ( fine XVIII / inizio XIX secolo) cm 48 X 64 Copia da Caravaggio. . L’opera originale è conservata nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma.

LA CROCIFISSIONE DI PIETRO olio su tela, datazione in corso ( fine XVIII / inizio XIX secolo) cm 48 X 64 Copia da Caravaggio. . L’opera originale è conservata nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma.

Tessuto rituale La Na
Tessuto rituale La Na

Tessuto rituale La Na

Elogio della Sofferenza
Elogio della Sofferenza

Elogio della Sofferenza

Elogio della Sofferenza
Elogio della Sofferenza

Elogio della Sofferenza

Nkisi
Nkisi

Nkisi

pastene
pastene

Pastene

ARRIVA QUANDO MENO TE LO ASPETTI, nel modo più inusuale , sempre sorprendente. Ci vogliono fortuna, costante attenzione, libertà nello sguardo libero da preconcetti. Mi riferisco alla forza tellurica dell’arte e della misteriosa bellezza che sprigiona. Certo devi saperla vedere perché a volte si nasconde nella normalità polverosa di qualche normalissima casa, distante dalle luci della ribalta chiassosa ( e spocchiosa …) del cosiddetto mondo dell’arte: oppure pensi di vederla sprigionarsi da antiche tele miracolosamente ricomparse, o dal genio sopra le righe di un giovane creativo e invece…. una sera , mentre prepari una mostra con quella quieta agitazione alchemica che serve a mescolare elementi distanti tra loro per trasformarli in armonia espositiva, capita che arrivi un vecchio amico con un fascio di carte sottobraccio: ” sono disegni di un mio cugino, mancato tanti anni fa’ . Fai una mostra sulla sofferenza , sui Cristi…guarda questi…” Tutto diventa improvvisamente impegnativo: le opere sono belle, forti, originali. Assolutamente adatte a ciò che pensi debba essere la dorsale dell’esposizione. Così ho conosciuto il lavoro di Giampietro Pastene che vedete nella mostra di Onzo ( e che penso rivedrete ancora…) : sto raccogliendo informazioni, come si fa in questi casi: l’artista ebbe una certa notorietà nella sua città, Rapallo, ma non credo che fino ad oggi qualcuno abbia fatto un lavoro sistematico. In attesa di fare ciò che si deve, ho il privilegio di ascoltare queste opere in assoluta libertà da condizionamenti . Il contrasto tra il bianco e il nero, netto, una vivissima e particolare posizione della testa , del corpo: c’e’ tutto quello che deve esserci, niente di più , niente di meno, trasmesso nel modo più efficace. Capisco la sofferenza, capisco la forza che la bellezza dell’arte gli conferisce, rendendola necessaria e ponendola quindi in una dimensione originale e salvifica. Perché un artista, un uomo impegnato nel sociale, attivo e – da quel poco che mi risulta – non particolarmente praticante sente il bisogno di misurarsi con la Croce? Ecco l’archetipi di una sofferenza che salva…Penso che Giampietro Pastene lavorasse per se, come in fondo fa ogni artista, come fece l’artista di Lascaux dipingendo nell’angolo più remoto della sua caverna. Penso a quanti Giampietro Pastene ci sono ancora là fuori, in attesa che qualcuno riprenda un utilissimo dialogo con il loro lavoro. E penso alla straordinaria fortuna che mi è capitata nel fare questo mestiere…

Giampietro Pastene è nato a Rapallo il 23 agosto 1940, ha fatto il liceo artistico Barabino a Genova e poi architettura a Torino. La sua caratteristica principale è la china, con cui con pochi tratti delinea una realtà in sommovimento, una rottura con la prospettiva tradizionale, per fare emergere una malinconia pensosa, un dramma silenzioso scandagliato negli anfratti degli uomini e delle cose. Ha partecipato a numerosi eventi nella sua città, ha illustrato un libro di poesie di Lidia Bianchi e alcuni libri di poesia in dialetto genovese dell’amico Mauro Mancini.

reliquiari kota
reliquiari kota

reliquiari kota

reliquiario giapponese
reliquiario giapponese

reliquiario giapponese

reliquiario giapponese
reliquiario giapponese

reliquiario giapponese

Dukkha è un termine pali, (antica lingua dell’india del nord prossima al sanscrito) che si pone all’origine degli insegnamenti del Buddha, titolo col quale divenne noto Siddhartha Gautama, vissuto secondo le più accreditate ricostruzioni degli studiosi durante il V secolo a.C. nell’India Nordorientale, precisamente nella regione dell’odierno Bihar. Dukkha indica la natura insoddisfacente dell’esistenza, alla base della dottrina delle Quattro Nobili Verità, tra gli insegnamenti fondamentali del buddismo delle origini. Le Quattro Nobili Verità si possono riassumere in questo modo:
1 La Verità di dukkha dukkha è presente ovunque. E’ la condizione di disagio e sofferenza sperimentata da tutti gli esseri non illuminati;
2. La Verità dell’origine di dukkha Dukkha è originato dall’ attaccamento (tanha) alle cose e agli eventi;
3. La Verità della cessazione di dukkha. Esiste uno stato di arresto definitivo dell’attaccamento e del disagio, chiamato nibbana;
4. La Verità del Sentiero o Via che conduce alla cessazione di dukkha.
Sulla traduzione di dukkha, lo studioso, monaco buddista e traduttore Bhikkhu Bodhi ci informa che: “Il termine Pali dukkha viene spesso tradotto come sofferenza, ma significa qualcosa di più profondo che il mero dolore. SI riferisce piuttosto a un’insoddisfazione di fondo che percorre le nostre vite, tutte le vite a eccezione dell’esistenza di un Illuminato. Qualche volta questa insoddisfazione esce allo scoperto e si rivela come dolore, sofferenza, disagio e disperazione; più spesso tuttavia rimane ai margini della nostra consapevolezza cosciente nella forma del vago senso che le cose non sono mai perfettamente a posto e adeguate alle nostre attese”.

Il Buddha divide dukkha in tre forme:
Dukkha-dukkha Dukkha in quanto dolore ordinario, sia di tipo fisico che mentale;
Viparinama-dukkha Dukkha come disagio dovuto al divenire e al cambiamento. Anche le esperienze piacevoli, soggette ai mutamenti, celano in sé dukkha, non tanto per la precarietà delle esperienze, quanto per la loro stessa natura, che cela l’impermanenza dietro il piacere e l’appagamento;
Sankhara-dukkha Dukkha delle formazioni condizionate o della composizione. Per il Buddha la nostra individualità si rivela composta da cinque aggregati (forma, rūpa; sensazione, vedanā; percezione, saññā; condizioni volitive, saṅkhāra; coscienza, viññāna), in costante trasformazione. Non possiamo esercitare un controllo decisivo su questi cinque aggregati che ci costituiscono, pertanto chi è provvisto di saggezza riesce a scorgerne la natura insoddisfacente e provvisoria.

Si veda Visuddhimagga xvi. 34–5; Dīgha Nikāya iii. 216; Saṃyutta Nikāya iv. 259, v. 56; Nettippakaraṇa 12.

reliquiario kota
reliquiario kota

reliquiario kota

A presto
filippo
l’analphabeta

Nroomから度々展示に参加しているイタリア人作家Filippo Biagioliが、新作漫画を届けてくれました。日本語版のタイトルは「退屈」です。
日々の生活に何かが足りないと感じる時、何だか新しい事をしてみたい時、ちょっとだけ背中を押してくれる・・かも(たぶん?)

詳しくは以下をどうぞ。読んでみたい方はご一報ください。通常のFilippo作品も掲載中です。
http://nroom-artspace.com/Filippo.html




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