• Dom. Dic 22nd, 2024

Visita il mio Bookshop e acquista i miei libri. (CLICCA QUI)

Per ISCRIVERSI al SITO e alla NEWSLETTER

clicca qui!

Buonasera / Buongiorno a tutti,
pubblico l’articolo da me scritto in lingua originale e le sue successive traduzioni. Già apparso su DE’TOURS DES MONDES. Potete leggerlo in lingua originale a questo indirizzo: http://detoursdesmondes.typepad.com/dtours_des_mondes/2012/12/african-art-and-its-importance-in-contemporary-ritual-arts.html

Qui di seguito vi inserisco L’articolo in italiano:

L’arte africana e la sua importanza nelle arti rituali contemporanee

Potrei parlare di arte africana citando nomi, etnie, zone più o meno esplorate e conosciute, perchè oggi grazie a testi, testimonianze, video e fotografie sembra possibile , a chi interessato a questo argomento, carpire ogni più piccola sfumatura. Il magico miracolo che si compie ogni volta è invece scoprire che forse c’è qualche altro piccolo segno, piccolo mistero, che aspetta di essere scoperto o interpretato. Il linguaggio semplice e universale, che proprio tali oggetti d’arte tribale mi hanno insegnato si ritrova paradossalmente nelle loro forme complesse.. Non a caso, nella storia dell’arte moderna occidentale, pittori e scultori importantissimi hanno subito tale fascino. Matisse, Matta, Gauguin, Picasso, Braque, Brancusi, Moore, Lam hanno tratto ispirazione, innovazione e linfa artistica da quelle forme plastiche, archetipiche, vive nella loro ancestralità e spiritualità. Ma non è questo l’aspetto che a me interessa portare alla luce, perchè è innegabile come essa sia entrata prepotentemente nell’arte di grandi artisti, tanto che alcuni di loro ne hanno tratto spunto per raggiungere addirittura il loro definitivo stile. Mi interessa come tale arte tribale sia risultata fondamentale per la crescita della spiritualità di chi oggi continua a fare arte rituale fuori dal continente africano vivendo la sua quotidianità e anche per coloro che sono appassionati collezionisti di tale arte. Maschere, sculture, oggetti di uso, non possono non avere un rapporto, un dialogo, anche se in maniera inconscia con tali persone. D’altronde questi oggetti sono nella loro terra d’origine estensioni del territorio, fulcro importante di una vita sociale che è fondamento della comunità stessa; sono, allo stesso tempo, figli e madri della stessa cultura che essi vivono. Colui che possiede una statua ancestrale, archetipica, o “spirit “ ne rimane quasi sicuramente influenzato, soprattutto in un epoca contemporanea come la nostra dove il lato intimo e “romantico” è messo da parte a vantaggio di quello materiale e “materialista” per far fronte alla frenesia della vita che ci accompagna ogni giorno. La nostra cultura si basa sulla velocità e sulla razionalizzazione e ottimizzazione di spazi e tempi. Ed è qui che il messaggio intrinseco dell’oggetto di arte africana, oceanica o di qualsiasi altra zona tribale, fa la sua comparsa e diventa chiarissimo, emana un ritorno alle origini, all’uomo, alla sua parte istintiva e animale, che è fondamento della vita e del vivere. Vera “Libertà” se proprio vogliamo trovare un termine di più ampio respiro. Percepisco molto l’influenza “magica” che questi manufatti emanano , ed il filo che lega l’arte africana all’arte rituale contemporanea.

Per qualcuno l’arte rituale è un tipo di arte che serve per mettersi in contatto con noi stessi tramite il “rito”, per altri è fondamentale che ci sia solo un “oggetto” capace di farci da tramite verso quella dimensione onirica che spesso avremmo bisogno di contattare dentro di noi . Ritengo che il lato spirituale giustamente equilibrato al lato materiale sia la base per una vita serena e lo perseguo all’interno della mia società, senza fatica, senza vergogna, rendendo il rito la mia vita. Tale rappresentazione la possiamo ritrovare metaforicamente nei riti magici d’amore, dove due statuine opportunamente consacrate sono legate insieme a propiziare la futura unione dei due personaggi, ma anche l’unione delle due parti della stessa persona (spirito e corpo) senza le quali non potrebbe sopravvivere la persona stessa. Personalmente, vorrei ricordare quanto i “feticci” africani mi abbiano trasmesso il gusto della “forma” di espressione, le tapa delle isole Fiji o le bandiere Asafo mi abbiano regalato l’idea del segno, per creare un alfabeto tutto mio, quasi criptico, degno di un esoterismo che è strada principale da seguire, per approfondire il cammino dentro noi stessi. La bellezza celata di queste arti tribali è l’insegnamento, che ci riporta alla natura, alla Madre Terra. Sarebbe assurdo che l’arte rituale occidentale oggi, copiasse in toto tale tipo di manifestazione artistica tribale, perchè la radice culturale e del territorio in cui si muove è ben diversa da quella africana, ma senza l’essenziale contributo di essa non avremmo oggi la ritualità contemporanea. Il mio feticcio per esempio, è figlio di tali insegnamenti, però creato in un’amalgama artistica tra me e il dialogo giornaliero con la natura e lo spazio che mi circonda. La base è la stessa che muove e muoveva la mano dei creatori di arte primaria di ogni luogo. I simboli, il rispetto per ciò che è soprannaturale, il culto dei nostri antenati, i ricordi che vanno scolpiti nella pietra, perchè la memoria non venga perduta, i linguaggi criptici che solo chi ama la natura può comprendere, si ritrovano nelle contemporanee maschere di stoffa, nei feticci in cemento, nel suono degli strumenti costruiti a mano, suonati sulle rive del torrente… e non dovrebbero andare perduti.

L’art africain et son importance dans les arts rituels contemporains

Je pourrais parler d’art africain en citant des noms, des ethnies, des zones plus ou moins explorées ou connues, parce qu’aujourd’hui, grâce à des textes, des témoignages, des vidéos et des photos, celui qui s’intéresse au sujet semble capable d’en saisir la moindre infime nuance. Le miracle magique qui s’accomplit à chaque fois se situe, en revanche, dans l’art de repérer peut-être tout autre petit signe, petit mystère, qui n’attend qu’à être découvert ou interprété. Le langage simple et universel, que précisément ces objets d’art tribal m’ont enseigné, se retrouve paradoxalement dans leurs formes complexes. Ce n’est pas un hasard si, dans l’histoire de l’art moderne occidental, les peintres et sculpteurs très célèbres succombent à leur charme. Matisse, Matta, Gauguin, Picasso, Braque, Brancusi, Moore, Lam ont puisé de l’inspiration, de l’innovation et une sève artistique dans ces formes plastiques, archétypales, si vives dans leur ancestralité et spiritualité. Et pourtant, ce n’est pas cet aspect-là qu’il m’intéresse de mettre en lumière, tant la force de sa pénétration dans l’art de grands artistes est incontestable, jusqu’à même inspirer certains dans l’atteinte de leur style définitif. Ce qui m’intéresse c’est à quel point cet art tribal est essentiel à l’évolution spirituelle de celui qui aujourd’hui continue à faire de l’art rituel en dehors du continent africain tout en vivant sa vie quotidienne, ainsi qu’à celle de tous les collectionneurs passionnés de cet art. Il paraît inconcevable que ces masques, sculptures, objets d’usage, n’entretiennent pas un dialogue, un rapport, même inconscient, avec toutes ces personnes. D’ailleurs ces objets sont, sur leur terre d’origine, comme des extensions du territoire, ils sont le cœur même d’une vie sociale qui à son tour constitue le fondement de la communauté elle-même ; ils sont à la fois enfants et mères de la même culture qui les habite. Celui qui possède une statue ancestrale, archétypale, ou « esprit » en subit incontestablement l’influence, d’autant plus à l’époque qui est la nôtre, où la part intime et « romantique » est mise de côté au profit de celle plus matérielle et « matérialiste » pour faire front à la frénésie de la vie quotidienne d’aujourd’hui. Notre culture est fondée sur la rapidité et sur la rationalisation et l’optimisation de l’espace et du temps. Et c’est ici que le message intrinsèque de l’objet d’art africain, océanique ou de quelque autre zone tribale que ce soit, fait son apparition et devient extrêmement clair, proférant un retour aux origines, à l’homme, à sa part instinctive et animale, fondement même de la vie et du vivre. Bref, la « Liberté », la vraie, pour utiliser un terme plus vaste. Je suis très sensible à l’influence magique que dégagent ces objets et au lien qui lie l’art africain à l’art rituel contemporain.

Si pour les uns, l’art rituel est un type d’art servant à se mettre en contact avec nous-mêmes à travers le « rite », pour d’autres il est essentiel que seul un « objet » soit capable de nous connecter à cette dimension onirique à l’intérieur de nous-mêmes et qu’il nous faudrait rejoindre plus souvent. Je suis d’avis que l’équilibre correct entre la part spirituelle et la part matérielle constitue la base d’une vie sereine : c’est en tout cas la voie que je poursuis au sein de ma société, sans le moindre effort ni la moindre honte, en rendant le rite à ma vie. Nous pouvons retrouver une métaphore de cette représentation dans les rites magiques de l’amour, lorsque deux statuettes dûment consacrées sont liées l’une à l’autre pour gratifier tant l’union future des deux individus, que l’union des deux parts de la même personne (corps et esprit), sans quoi la personne elle-même ne pourrait survivre. Personnellement, je voudrais rappeler comment les « fétiches » africains m’ont transmis le goût d’une « forme » d’expression, comme les tapas des îles Fiji ou les drapeaux Asafo m’ont donné l’idée du signe, aux fins de créer un alphabet tout à fait personnel, quasi cryptique, digne d’un ésotérisme, base d’approfondissement du chemin vers nous-mêmes. Nous devons la beauté cachée de ces arts tribaux à notre Terre mère, qui nous mène à la nature. Il serait absurde que l’art rituel occidental d’aujourd’hui copie entièrement ce type de manifestation artistique tribale, étant donné que les racines culturelles et territoriales sur lesquelles il se déplace sont bien différentes des racines africaines, sauf que sans la contribution essentielle de ces dernières nous n’aurions pas de ritualité aujourd’hui. Mon fétiche par exemple, bien que fruit de ces enseignements, a été créé dans une fusion artistique entre moi-même et le dialogue journalier avec la nature et l’espace qui m’entoure. Le principe qui anime et animait la main des créateurs d’art premier est le même partout dans le monde. Les symboles, le respect pour tout ce qui est surnaturel, le culte de nos ancêtres, les souvenirs sculptés dans la pierre pour en préserver la mémoire, les langages cryptiques que seul celui qui aime la nature peut comprendre se retrouvent dans les masques de tissus contemporains, dans les fétiches en ciment, dans les sons des instruments faits main et joués sur les rivages… Et ils ne devraient pas se perdre.

Filippo Biagioli
Contemporary Primary Art Artist

African art and its importance in contemporary ritual arts

I could talk about African art quoting names, ethnic groups, more or less known and explored zones because today, thanks to texts, witnesses, videos and photos, it seems possible, to whom may be interested in this topic, to grasp its every little nuance. The magic miracle that happens every single time, instead, is to discover that perhaps there is some other little sign, some little mystery, that awaits to be discovered or interpreted. The simple and universal language, that those very pieces of tribal art have taught me, can paradoxically be found in their complex forms… It is not by chance that during the history of modern Western art painters and sculptors have been fascinated by tribal art. Matisse, Matta, Gauguin, Picasso, Braque, Brancusi, Moore, Lam have drawn inspiration, innovation and artistic lymph by those plastic and archetypical figures, so alive in their ancestral lure and spirituality. However, this is not the characteristic I want to discuss, because it is undeniable how it has intensely entered the art of great artists, in such a way that some of them got inspired by it to reach their final style. What interests me is that this tribal art has been fundamental for the spiritual growth of those who still do ritual art outside of the African continent living their everyday life and also of those who are enthusiast collectors of said art. Masks, sculptures, common objects must have a dialogue, a relationship, even in an unconscious way, with said people. In fact, these objects are in their motherland an extension of the territory, the important centre of a social life which is the cornerstone of the very community; they are, at the same time, children and mothers of the same culture they live in. The one who owns an ancestral, archetypical statue, or “spirit”, is inevitably influenced by it, “especially in our contemporary era, where the intimate and “romantic” side of things is left behind, giving more importance to the material and “materialistic” one. Our culture is based on speed, on the rationalization and the optimization of spaces and time. And it is here that the intrinsic message of the African, Oceanic (or from other tribal regions) piece of art appears and becomes very clear, emanating a will to go back to our origins, to man, to our instinctive and animal side, which is fundamental to life and living; true “Freedom”, if we want to use a wider term. I am very sensitive to the magical influence emanating from these artifacts and to the link that connects African art to the modern ritual one.
To someone, ritual art is a kind of art which is useful to get in contact with ourselves through the “rite”, to others it is only fundamental that there is an “object” capable to make for a connection to that dream-like dimension inside of ourselves that we would often need to contact. I think that the spiritual dimension, when correctly in balance with the material one, is the basis for a serene life and I pursue it within my society, with nor effort nor shame, making my life of the rite. We can metaphorically find this representation in the magic love rituals, where two conveniently sacred statuettes are bound together to wish for the future union of the two individuals, but also the union of the two parts of the same person (body and spirit), without which that very person could not survive. Personally, I would like to underline how the African “fetishes” have transmitted me the taste for a “form” of expression, the tapa of Fiji Islands or Asafo flags have given me the idea of signs to create an alphabet of my own, an almost cryptic one, fit for an esoteric idea which is the main way to deepen the knowledge of ourselves. The beauty hidden in these tribal arts is the teaching of Mother Earth, which takes us to Nature. It would be absurd that contemporary ritual art completely copied that tribal artistic manifestation, because the cultural and territorial episteme it moves in is very different from the African one but, without its fundamental contribution, we would not have contemporary rituality. My fetish, for example, is the result of such teachings, but it was created in an artistic blend between me and the daily dialogue with nature and the space surrounding me. The principle is the same that moved and moves the hand of the creators of primary art everywhere. Symbols, the respect for what is supernatural, the cult of our ancestors, the memories that must be carved into stone in order not to lose our heritage, the cryptic language that only those who love nature can understand, can all be found in the cloth masks, in the concrete fetishes, in the sound of hand-made instruments played on the river banks… And they should not get lost.

filippo biagioli
contemporary primary art artist

Die afrikanische Kunst und ihre Bedeutung in den zeitgenössischen rituellen Künsten

Ich könnte von afrikanischer Kunst mit Angaben von Namen und Ethnien mehr oder weniger erforschter und bekannter Gebiete sprechen, weil es heute, dank Büchern, Zeugnissen, Videos und Bildern, Interessenten möglich scheint, jede auch nur kleinste Nuance zu verstehen. Das jeweils eintreffende Wunder ist dagegen zu entdecken, und ebenso, dass es vielleicht noch ein anderes kleines Zeichen oder Geheimnis gibt, das erwartet, entdeckt oder interpretiert werden will. Die einfache universelle Sprache, die mich gerade diese Gegenstände tribalistischer Kunst gelehrt haben, findet sich paradoxerweise in deren komplexen Formen. Nicht zufällig waren bedeutende Maler und Bildhauer in der Geschichte der modernen westlichen Kunst davon fasziniert. Matisse, Matta, Gauguin, Picasso, Brasque, Brancusi, Moore, Lam ließen sich davon inspirieren und haben Erneuerung und künstlerische Eingebung in jenen plastischen archetypischen und in ihrer atavistischen Geistlichkeit lebendigen Gestalten gefunden. Das ist aber nicht der Aspekt, den zu erwähnen mich interessiert, denn es ist ja unbestreitbar, wie tief diese Kunst in diejenige der großen Künstler eingedrungen ist, so dass einige von ihnen daran sogar Anstoß genommen haben, um ihren endgültigen Stil zu erreichen. Für mich ist interessant, wie wesentlich diese tribalistische Kunst für das Wachsen der Spiritualität ist, von wem heute rituelle Kunst außerhalb des afrikanischen Kontinents weiter macht und auch für diejenigen, die leidenschaftliche Sammler dieser Kunst sind. Masken, Skulpturen, Gebrauchsgegenstände können unmöglich keine Beziehung, keinen wenn auch nur unbewussten Dialog, mit solchen Menschen haben. Übrigens sind diese Gegenstände in ihrem Herkunftsland Ausdehnung des Territoriums, bedeutender Drehpunkt eines sozialen Lebens, das Grundlage derselben Gemeinschaft ist. Es sind gleichzeitig Kinder und Mütter derselben Kultur, die sie erleben. Wer eine atavistische, archetypische oder “spirit” Statue besitzt, wird davon fast sicher beeinflusst, vor allem in einer zeitgenössischen Epoche wie unsere, wo die intime und „romantische“ Seite zum Vorteil der „materiellen“ und materialistischen Seite vergessen wird, um die Sucht des Alltagslebens anzugehen. Unsere Kultur basiert auf Geschwindigkeit, auf Rationalisierung und Optimierung von Räumen und Zeiten. Und hier erscheint die innere Botschaft des Gegenstandes aus afrikanischer, ozeanischer oder aus irgendeiner anderen tribalistischen Zone, und sie wird sehr deutlich, strahlt eine Rückkehr aus zu den Ursprüngen, zum Menschen, seinem triebhaften und tierischen Teil, der Grundlage des Lebens ist. Echte ”Freiheit”, wenn wir einen besseren Ausdruck finden wollen. Ich spüre sehr den “magischen” Einfluss, den diese Arbeiten ausstrahlen, und den Faden, der die afrikanische Kunst mit der zeitgenössischen rituellen Kunst verbindet.

Für manche Leute ist die rituelle Kunst eine Kunstart, die dazu dient, uns mit uns selber durch das “Ritual” zu verbinden; für andere Leute ist es wesentlich, dass es nur einen “Gegenstand” gibt, das uns zu jener onirischen Dimension vermitteln kann, die wir oft brauchen würden, um uns zu kontaktieren. Ich bin der Meinung, dass die zur materiellen Seite richtig ausgeglichene geistliche Seite, die Grundlage für ein heiteres Leben ist, und ich verfolge sie mühelos und schamlos innerhalb meiner Gesellschaft, so dass das “Ritual” mein Leben wird. Diese Darstellung können wir metaphorisch in den magischen Liebesritualen wieder finden, wo zwei kleine geweihte Statuen zusammen gebunden sind, um dem künftigen Bund der beiden Personen, aber auch dem Bund der beiden Teilen derselben Person (Geist und Körper), ohne die dieselbe Person nicht überleben könnte, Glück zu bringen. Persönlich möchte ich erwähnen, wie die afrikanischen “Fetische” mir die Freude an der “Form” des Ausdrucks übertragen haben; die “Tapa” der Fidschi-Inseln oder die Asafo – Fahnen haben mir die Idee des Zeichens geschenkt, um mir ein eigenes, fast kryptisches Alphabet zu schaffen, das einer Esoterik würdig ist, die der Hauptweg ist, unseren inneren Weg zu vertiefen.
Die verborgene Schönheit dieser tribalistischen Kunstarten ist die Lehre, die uns zur Natur, zum Mutterland zurückführt. Es wäre absurd, wenn die westliche rituelle Kunst heute diese Art tribalistischer Kunst vollkommen nachbilden würde, da die kulturelle Wurzel und die des Gebietes, in der sie sich bewegt, ganz anders ist als die afrikanische; aber ohne den wesentlichen Beitrag von ihr hätten wir heute nicht die zeitgenössische Ritualität. Mein Fetisch stammt zum Beispiel von diesen Lehren, er wird aber in einem künstlichen Gemisch zwischen mir und dem täglichen Dialog mit der Natur und der Umwelt geschaffen. Die Grundlage ist dieselbe, die die Hand der Schöpfer primärer Kunst an jedem Ort führt und führte. Die Symbole, der Respekt für das Übernatürliche, der Kult der Ahnen, die im Stein gemeißelten Erinnerungen, damit sie nicht vergessen werden, die kryptischen Botschaften, die nur von Naturliebhabern verstanden werden können, finden sich in den zeitgenössischen Stoffmasken, in den Fetischen aus Beton, im Klang der handgemachten Instrumente, die am Flussufer gespielt werden …, und sie sollten nicht verloren gehen.

filippo biagioli
contemporary primary art artist

Nroomから度々展示に参加しているイタリア人作家Filippo Biagioliが、新作漫画を届けてくれました。日本語版のタイトルは「退屈」です。
日々の生活に何かが足りないと感じる時、何だか新しい事をしてみたい時、ちょっとだけ背中を押してくれる・・かも(たぶん?)

詳しくは以下をどうぞ。読んでみたい方はご一報ください。通常のFilippo作品も掲載中です。
http://nroom-artspace.com/Filippo.html

Questo è davvero tutto…a presto!!!
un abbraccio
filippo
l’analphabeta







Follow Me on Pinterest