Buonasera / Buongiorno a Tutti,
qualcuno mi ha scritto chiedendomi perchè il blog non era aggiornato e se ero ancora in fase di disintossicazione da social. Mi ha fatto molto piacere sentirvi. Si, il blog non era aggiornato da una quindicina di giorni perchè il programma in radio inizierà la nuova stagione verso ottobre e sopratutto perchè sono fermo con il lavoro manuale. Adesso sono immerso in uno studio (e relativa discussione) su qual è il termine giusto da usare e da scrivere, in una certa lingua. Finchè non abbiamo risolto questo, non posso andare avanti. Sembra strano, ma queste indagini, sono una parte del mio lavoro, che amo moltissimo.
Riguardo ai social, invece, ho scoperto che stare senza la galassia “zunzerbbbberg” è rilassante e piacevole (più di quanto avessi immaginato). Non dico, che ne starò lontano per sempre (magari domani riattivo gli account), ma per adesso, continuo a tenerli sospesi.
Veniamo a noi adesso. La mostra in Ukraina è una collettiva/scambio di arte stampata, quindi io mi sono impegnato a realizzare una adigrafia in 14 copie, numerate e firmate. Il lavoro su questa mostra, mi ha dato modo di fare una riflessione più ampia. Poichè il discorso secondo me è importante, bisogna partire dall’inizio:
Oggi, il web ci ha portato a pensare per estremi. Persone che stanno arroccate nelle loro posizioni e non fanno un passo verso le idee degli altri, nemmeno per cercare di capire, ma le condannano a prescindere. Faccio un paio di esempi importanti, che mi balzano alla mente. Il primo è che ormai in una fetta di persone è radicata l’idea che “il razzismo sia figlio dell’ignoranza“. Non sono razzista, ma non penso che questo concetto sia giusto. Pensiamo a una collettività che emargina o ghettizza con una forma di razzismo, una minoranza che vuole vivere di criminalità: è razzismo quello o è un rispetto della legge e del quieto vivere? Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Il mondo non è solo bianco o nero, bisognerebbe ragionarci sulle cose. Nello stesso modo vedo tantissima gente accusare gli altri di essere “fascisti“. Anche in questo caso io non sono fascista, però secondo me insultare una persona, additandolo di avere idee fasciste, e gioiere quando fallisce, è anche questo un atteggiamento fascista. Quindi, stesso discorso di prima: bisogna imparare ad abbandonare il pensiero estremo, tornare a riflettere sulle singole cose.
Messo in chiaro questo discorso, mi sposto volentieri su quello che è il mio terreno: l’Arte. Il mio percorso espositivo da qui a inizio anno nuovo, dovrebbe prevedere: una mostra di mail art (con il tema della zucca) in un paesino in Piemonte, una collettiva di arte stampata / scambio in Polonia, in Ukraina e infine una esposizione in un posto importante. Nello specifico, di queste 4 mostre, quella in Ukraina è a pagamento. Cosa che mi porta alla mente due argomenti che creano molta discussione fra gli artisti (e che secondo me si rifanno al pensiero estremo): le mostre a pagamento e i luoghi dove esporre.
Pensare che le mostre a pagamento siano il “demonio” è sbagliato. Siamo tutti professionisti. Il gallerista serio (ripeto serio, non affittacamere, pareti o spazi più o meno validi) che mette insieme l’esposizione, ne produce una campagna stampa ecc. ecc. ha dei costi. Ha anche dei costi l’artista che produce le opere della mostra. La cosa giusta dunque sta nel trovare un giusto equilibrio nel rapporto economico con il gallerista, perchè non è nemmeno giusto che l’artista stia a casa sua solo a dipingere e tutte le responsabilità se le becchi colui che organizza tutta la mostra. L’avventura si vive in due, quindi ognuno deve fare la sua parte. (ah.. per amor di cronaca, la mostra in Ukraina costa 15 dollari e oltre la mostra, indietro i spediscono anche 12 opere di altri partecipanti, quindi, figata). D’altra parte però anche l’idea che una mostra a pagamento è tanto valida, quanto più soldi vengono chiesti è una cazzata immane. Non è certo che spendere tanto in pubblicità porterà tanto pubblico e nemmeno che esso porterà a tanta diffusione del proprio nome o marchio. Quando facciamo qualcosa, il pensiero estremo ci porta a esagerare e a guardare alla quantità, invece dovremmo guardare alla qualità. Questo ci porta al secondo punto.
I luoghi dove esporre. Chi non mi conosce bene, si domanderà perchè io forse salterò da una mostra in galleria In Ukraina, alla fiera della zucca in Piemonte e poi in un luogo molto importante per l’arte contemporanea. Questa è una domanda legittima. Molti del settore anche in questo caso hanno idee estreme al riguardo: fare tantissime mostre ovunque (e con ovunque intendo proprio ovunque) per far circolare il nome o fare pochissime mostre, ma in posti estremamente validi. Penso che esista un terzo modo di operare e che stia in mezzo ad essi. C’è anche chi pensa a usare in maniera molto massiccia i social per diffondere la propria arte, io come più volte detto, non ho un gran rapporto con essi, ma se siete di quella scuola di pensiero vi consiglio la mia amica Stefania, che ho imparato a conoscere, come una persona preparata e seria. Potete seguirla sul suo sito: https://artistcoaching.creailtuotalento.com o sul suo Instagram: https://www.instagram.com/artist_coaching/. Lei, ha una visione oggettiva e ripeto oggettiva di come muoversi. Si, perchè dalle sue lezioni si capisce bene, come il pensiero estremo, ci remi contro anche se non ce ne accorgiamo. Quindi, un modo corretto secondo me per valutare come intraprendere la nostra attività espositiva non si basa sulla quantità di posti in cui esporre, ne sulla qualità estrema degli spazi, ma sul progetto che ci sta dietro. La zucca, per esempio, è un alimento e un simbolo, comune a tantissime culture in tutto il mondo, da cui viene tratto supporto energetico ma anche insegnamento esoterico. Quindi, una mostra di mail art sulla zucca è un progetto valido, dà modo di parlare e di pensare, indipendentemente che fosse promosso da un grande museo o da una sagra di paese…
…e comunque poichè amo l’Arte, la mia filosofia è “farsi poche seghe mentali e divertirsi con ciò che amiamo” (a meno che uno non faccia arte solo per apparire…).
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A presto
Filippo